Le 4 C – taglio, colore, purezza e caratura – sono i quattro fattori che determinano la qualità di un diamante. Queste caratteristiche descrivono i diamanti in termini di aspetto – dalla lucentezza allo scintillio – e contribuiscono anche a determinarne il prezzo.
Il taglio del diamante (Cut)
Il taglio di un diamante si riferisce all’equilibrio di proporzioni, lucentezza e simmetria che possiede. Il taglio è la differenza tra un diamante tondo brillante e un diamante smeraldo tagliato a gradini. Il taglio è diverso dalla forma del diamante, che determina la sagoma complessiva della pietra. Il taglio riguarda piuttosto ciò che c’è all’interno.
Il modo in cui le sfaccettature di un diamante sono tagliate influisce sulle sue prestazioni luminose – in altre parole, su quanto è scintillante, luminoso e riflettente. La qualità del diamante dipende proprio dal taglio. Infatti, il taglio di un diamante è probabilmente la categoria più importante per determinare il valore della pietra.
Le sfaccettature di un diamante producono una miriade di effetti di rimbalzo, dispersione e riflessione della luce. Ogni sfaccettatura crea qualcosa di speciale, unico e un po’ magico.
Una pietra ben tagliata rifletterà la luce attraverso la corona (le sfaccettature superiori), mostrando il caratteristico aspetto scintillante per cui i diamanti sono apprezzati.
Se il taglio di un diamante è troppo profondo, poco profondo o sproporzionato, la luce può fuoriuscire dalle sfaccettature del padiglione (sfaccettature inferiori) della pietra, riducendone lo scintillio e facendola apparire opaca.
Il colore del diamante (Color)
Il colore si riferisce alla presenza o alla mancanza di colore naturale all’interno di un diamante. Se un diamante appare torbido o leggermente giallo, si dice che ha più colore. In genere, quanto più chiara (o incolore) è la pietra, tanto più alto è il suo valore.
Il colore è solitamente un’indicazione della presenza di diversi oligoelementi al momento della formazione del diamante.
I diamanti più colorati presentano una tonalità giallo pallido o marrone pallido, che ne riduce il grado di colore e il valore.
Il tenue colore non sempre toglie fascino a un diamante, anzi può renderlo più unico. Tuttavia, più un diamante è colorato, più è difficile che la luce lo attraversi, con il rischio di ottenere una pietra scura o opaca.
Quando la luce entra in una pietra chiara e incolore, la attraversa con facilità, dando luogo a un maggior splendore e a una maggiore brillantezza.
Ogni diamante viene valutato professionalmente e classificato secondo una scala GIA che va in ordine alfabetico da D (incolore) a Z (colore chiaro). Mentre i diamanti estratti possono rientrare in qualsiasi punto di questa scala, i diamanti coltivati in laboratorio sono solitamente classificati J (quasi incolore) o più chiari.
GRADI
- D: Bianco extra eccezionale +
- E: Bianco extra eccezionale
- F: Bianco extra +
- G: Bianco extra
- H: Bianco
- I-J: Bianco sfumato
- K-L: Bianco leggermente colorito
- M-Z: Colorito
Maggiore è l’intensità del bianco (dove per bianco si intende incolore) maggiore sarà il valore del diamante; diversamente, le pietre meno pregiate si caratterizzano per un colore prossimo al giallo.
La purezza del diamante (Clarity)
La purezza viene classificata in base al numero di imperfezioni o inclusioni presenti in una pietra.
Quando un diamante si sviluppa, è estremamente frequente che microscopiche impurità rimangano intrappolate all’interno del diamante o sulla sua superficie.
Anche se in genere sono visibili solo con un ingrandimento di 10x, le imperfezioni di un diamante sono utilizzate per misurare la sua purezza e influiscono sul suo valore complessivo. Un diamante con meno imperfezioni avrà un prezzo più alto.
Per molti, inoltre, le imperfezioni conferiscono a ciascun diamante un carattere unico e ne accrescono la bellezza.
Esistono undici gradi di purezza:
- FL (Flawless): esente da caratteristiche interne e esterne con uso della lente a 10x
- IF (Internally Flawless): esente da caratteristiche interne, nulla di visibile con uso della lente a 10x
- VVS1 VVS2: (Very Very Small Inclusion) inclusioni piccolissime, visibili con molta difficoltà con uso della lente a 10x
- VS1 VS2 (Very Small Inclusion): alcune inclusioni, molto piccole, visibili con difficoltà con uso della lente a 10x
- SI1 SI2 (Small Inclusion): numerose inclusioni piccole o di medie dimensioni, visibili con facilità utilizzando la lente a 10x
- PIQUÈ 1 (I1): inclusioni immediatamente visibili alla lente a 10x
- PIQUÈ 2 (I2): inclusioni più grosse o numerose e/o scure, visibili a occhio nudo
- PIQUÈ 3 (I3): inclusioni molto grosse, numerose e/o scure, diffuse, facilmente visibili a occhio nudo. Queste inclusioni diminuiscono notevolmente la brillantezza
La caratura del diamante (Carat)
Il carato (ct) è l’unità di misura specifica che si riferisce al peso dei diamanti. È importante notare che il peso in carati non è sempre correlato alle dimensioni di una gemma. Diversi tagli e forme distribuiscono il peso in carati in modo diverso all’interno di una pietra, il che significa che alcuni diamanti appariranno molto più grandi di quanto il loro peso in carati suggerisca. Per questo motivo, le dimensioni di una gemma vengono misurate separatamente dai carati, in base alla lunghezza e alla larghezza in millimetri. Pertanto, un diamante con taglio a smeraldo e un diamante con taglio rotondo con lo stesso peso in carati avranno misure diverse in millimetri.
Un carato di diamante pesa esattamente 200 milligrammi. Grazie alla loro elevata densità, i diamanti possono apparire più piccoli rispetto ad altre gemme del medesimo peso. Ai fini di una valutazione completa occorre tener conto sia del peso che delle dimensioni reali.